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L’addestramento subacqueo progressivo

Corso UTD OW Diver

Corso UTD Open Water Diver – Istruttore Paolo Govetto

Il metodo dei “mattoncini” (Building Blocks)

Dopo molti anni di corsi Essentials ho maturato l’inequivocabile constatazione che nell’addestramento subacqueo comune qualcosa non funzioni.  Mi sto riferendo ai corsi di base, quelli che raccolgono persone desiderose di imparare ad andare sott’acqua.  L’Essentials non è questo anche se lo è diventato. Mi spiego meglio. Esso non rappresenta un vero e proprio corso subacqueo con il classico brevetto alla conclusione del quale venga certificata una profondità maggiore raggiunta o l’uso di nuove attrezzature subacquee ma deve essere considerato come un corso introduttivo al sistema DIR/hogarthian, frequentato da persone con almeno un brevetto in tasca. Anche se aprire la porta di un mondo nuovo era il suo obiettivo originario, il corso ha assunto a tutti gli effetti un ruolo “terapeutico”,  di cura cioè dei difetti che il subacqueo comune ma, sempre più spesso anche guide ed istruttori, portano con se. Anche se il corso prevede lo sviluppo di molte indispensabili abilità di base, dopo solo cinque minuti, sul fondo a 5 metri, di fronte alla sagola che confina il campo d’azione, ci si trova costretti a rinunciare agli obiettivi poiché affiorano ben altre difficoltà. Improvvisamente si scopre che non c’è più alcuna differenza tra l’istruttore con centinaia d’immersioni alle spalle e l’Open Water da poco brevettato;  tutti indistintamente vengono pervasi da un senso di disagio e d’incapacità nell’esecuzione delle cose più semplici. Anche se qualcuno è dotato di una buona capacità nella gestione del rispetto della quota, inevitabilmente non riesce a mantenere la posizione assegnata ma impatta continuamente contro la sagola che rappresenta il limite del campo allievi, invadendo quello dell’istruttore di fronte a se. Una forza inspiegabile, per loro, di cui non s’erano mai accorti che li spinge avanti e che negano possa essere riferita a qualcosa che non funziona nelle loro abilità. Qualcuno si giustifica incolpando subdole correnti, altri la muta stagna da poco acquistata, altri ancora imprecano nei confronti del compagno che si muove nervosamente accanto ma pochi con il coraggio di ammettere che ciò possa essere dovuto ad un difetto della propria preparazione mai curato. La realtà è proprio questa: i subacquei si formano troppo velocemente, vengono caricati di pesi superflui e mal distribuiti per riuscire a portarli a “divertirsi” in immersione nel minor tempo possibile. L’idea comune è quella che il corso successivo avrà il compito di correggere le sbavature mentre ciò regolarmente non avviene poiché nel corso seguente l’allievo non sarà impegnato a risolvere i problemi di base ma a conquistare ancora metri giù in profondità. Anno dopo anno, corso dopo corso, si arriva anche a conseguire il titolo di istruttori conservando inalterati quei difetti e quelle cattive abitudini. Nell’addestramento subacqueo manca quella logica progressività che in UTD si esplica con il metodo dei “mattoncini” (Building Blocks).

Il principio semplicissimo è quello che nessuna difficoltà può essere aggiunta, ne in termini di maggiore profondità, ne di nuove esperienze ed attrezzature, se non siano state costruite prima delle solide fondamenta. Senza un corretto assetto ed un buon trim non si può insegnare nemmeno la propulsione. Tutto è collegato. Una zavorra eccessiva e maldistribuita costringe il subacqueo ad un pinneggiamento di compensazione, impercettibile nei casi meno gravi e pronunciato nei peggiori, che in ogni caso destabilizza il subacqueo facendogli perdere la posizione e convergendo i vortici d’acqua verso il fondale. Al di la degli inevitabili danni all’ambiente marino a cui purtroppo ci si è ormai abituati, il subacqueo raggiunge l’assuefazione ad uno stato di disagio congenito che egli scopre essere fastidioso solo dopo aver frequentato un corso Essentials. Assetto, trim, propulsione in avanti ma, soprattutto, propulsione all’indietro dovrebbero invece essere le fondamenta di ogni subacqueo. Su di esse si dovranno costruire le altre abilità personali come cambiare l’erogatore, togliere la maschera, donare gas ad un compagno, lanciare uno SMB. Dopo quelle personali e quelle di gruppo, si potrà passare a quelle critiche in cui l’allievo dovrà essere capace di risolvere particolari problematiche e guasti. Nel processo formativo della maggior parte dei subacquei viene trattata con sufficienza proprio la solidità delle loro abilità personali di base che dovrebbe invece essere garantita durante il loro primo approccio con l’acqua.  Ricostruirle successivamente è molto più difficile nonché causa di grande frustrazione ed è questa la ragione per cui molti rimangono per lungo tempo a lavorare su di esse al termine per esempio di un corso Essentials of Tech.  Proprio in questo corso, in cui un subacqueo già maturo si avvicina al modo DIR/hogarthian con l’obiettivo di diventare poi un subacqueo tecnico, è molto duro accettare le proprie difficoltà e dover compiere un passo indietro. Allo scopo di rendere meno traumatico questo “momento di consapevolezza”, in UTD è stato introdotto l’ESM (Extreme Scuba Makeover) un corso in cui il subacqueo ricomincia tutto da capo, dal corpo libero senza muta e, attraverso l’utilizzo di nuovi dispositivi didattici come lo Zuba, impara a respirare, ad usare correttamente i propri polmoni come strumento principale del controllo dell’assetto, ad aggiungere solo la zavorra necessaria ad affondare prima il suo corpo, poi la muta umida, quella stagna e poi l’attrezzatura. In base alla  “legge della priorità” (Law of Primacy), una delle leggi sull’apprendimento che stabilisce che le cose imparate per prime condizionano in modo determinante lasciando un segno forte, quasi incancellabile,  il subacqueo verrà obbligato a svolgere tutte le attività in acqua evitando qualsiasi contatto con il fondo. Qualsiasi abilità appresa servendosi del contatto con il fondo della piscina o del mare come aiuto è di fatto inutile alla costruzione delle abilità fondamentali. Il subacqueo ricreativo che ha bisogno del fondo per effettuare un OOA o lanciare un pallone, evolverà in un subacqueo tecnico che riterrà normale aver bisogno di una cima per controllare la sua risalita e governare un’attrezzatura ridondante e sbilanciata. Molti subacquei che non utilizzano degli strumenti di apprendimento progressivo, passando incautamente a corsi o attività subacquee troppo avanzate per il loro grado di preparazione, potrebbero purtroppo doversi rendere conto di questo solo nel caso in cui qualcosa andasse storto. Un giorno infatti potrebbe accadere che quella cima non dovesse esserci all’appuntamento, che il CA non dovesse funzionare od ancora lo scooter dovesse allagarsi o diventare ingovernabile. Improvvisamente e traumaticamente ci si renderà conto dell’importanza di tutti i “mattoncini” mancanti nella propria storia formativa inadeguata ed inappropriata.

Guarda il Video completo del corso UTD OW Diver

 
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