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La propulsione

Andrew Georgitsis insegna la propulsione all’indietro (Backwards Kick)

Eccoci all’ultima abilità di base o “building block” , come si usa definirla in UTD. La propulsione rappresenta, infatti, l’ultimo mattone per consolidare le fondamenta su cui costruire la carriera di un subacqueo. Cercare di spiegare su un foglio di carta come effettuare una propulsione corretta e, quindi, come articolare i movimenti del corpo, come disporre le pinne, come governarle, quale forza imprimere è assolutamente improponibile e non proficuo. Nell’articolo si parla della propulsione come abilità non fine a se stessa ma come supporto per affrontare i vari scenari sottomarini. Metterò a confronto vari tipi di propulsione per scoprirne, non le doti di efficienza agonistica, quanto piuttosto la loro capacità di essere realmente utili agli scopi di un’immersione. Scopriremo che nel mondo DIR/hogarthian tutto è asservito ad uno scopo specifico e niente viene lasciato al caso. Non si insegna qualcosa per un puro gusto accademico ma perché ci dovrà servire a risolvere qualche particolare problema sott’acqua.
4 commenti tratti dal vecchio sito:

#1
Sergio
(giovedì, 05 agosto 2010 16:43)ho letto con interesse l’articolo e devo farti una domanda. In Doing It Right si dice che il subacqueo esperto deve adottare diversi tipi di pinneggiata durante la stessa immersione per evitare di affaticare sempre gli stessi muscoli…. ma se la pinneggiata base è solo quella a rana si deve utilizzare l’alternata?
#2
Flavio Turchet
(giovedì, 05 agosto 2010 17:16)

Ciao Sergio, intanto volevo dirti che sono molto felice della tua positiva esperienza nelle Maldive grazie al mio libro. Per quanto riguarda la tua domanda, devo dirti che non è possibile accettare posizioni di intransigenza sull’utilizzo di una tecnica di propulsione piuttosto che di un’altra. E’ vero che ormai la propulsione a rana è diventata distintiva e caratterizzante del DIR Style ma non per questo si deve rifiutare di utilizzare l’”alternata”. Sebbene la propulsione a rana distribuisca il carico di lavoro su più muscoli, riducendo il rischio di crampi, prima o poi si potrebbe comunque sentire la fatica. Nulla mi vieta a quel punto di utilizzare anche tecniche propulsive diverse come l’alternata per distribuire il carico di lavoro in modo diverso e far riposare muscoli eccessivamente sollecitati. Se sarò in prossimità del fondale, risulta chiaro che non dovrò utilizzare la propulsione alternata. Tale scelta però non nasce da pregiudizi estetici ma dall’esigenza pratica di non sollevare sospensione. Il mondo DIR/hogarthian ha una regola fondamentale: tutto ciò che si fa o si usa ha una sua motivazione logica e, come hai potuto apprendere dall’articolo, ognuna delle 5 tecniche di propulsione ha un suo scopo specifico e un ambiente ideale d’utilizzo. Sta al “thinking diver”, come amiamo indicare in UTD un subacqueo preparato e capace di discernere, utilizzare la tecnica più adatta alla situazione.

Un saluto
Flavio

#3
Sergio
(giovedì, 05 agosto 2010 17:17)

grazie, molto chiaro
#4
fabio
(venerdì, 06 agosto 2010 11:57)

…di ci bene, carissimo Flavio..non ci identifichiamo con morbosità nei vari marchi didattici ma traiamone vantaggio sopratutto nell’elasticità mentale, questo penso sia la migliore delle tecniche che possiamo fare nostra…

 
Commenti

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