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Andrew ci parla delle origini della Ratio Deco

Andrew Georgitsis - After divearticolo comparso sullo UTD JOURNAL 11/2014 di Andrew Georgitsis  -  traduzione di Paolo Govetto

 

LA STORIA 
Per primo ho sviluppato la Ratio Deco, intorno al 1996, ancor prima di diventare il responsabile della formazione in GUE. Si trattava di una “tecnica di memorizzazione” che utilizzavo per ricordare i tempi e gli aggiustamenti della decompressione, senza doverli annotare su una lavagna.
Nei successivi 17 anni di insegnamento, esperienze esplorative ed immersioni, secondo il mio approccio UTD DIR/hogarthian, l’ho lentamente modificata in una strategia, in grado di effettuare la decompressione nel modo più sicuro, più efficiente e con il minimo rischio, pur tenendo conto delle diverse esigenze: dal circuito aperto al circuito chiuso. Per ottenere questo obiettivo è comunque indispensabile una precisa scelta dei gas, dei volumi e del peso delle bombole oltre che dell’equipaggiamento.
Ho trascorso gli ultimi 17 anni imparando e scoprendo sul campo, quanto offerto da tutti i diversi modelli decompressivi (Bulhmann, RBM, VPM, etc.)  includendo concetti e idee, come quelli delle soste profonde teorizzati da Brian Hills. Nello sviluppo ho usato sempre lo stesso approccio: confrontare i benefici e gli svantaggi al fine di ricomprendere nella Ratio Deco solo il meglio.
Fondamentalmente, ho individuato la miglior strategia per affrontare la decompressione, una strategia che minimizza i rischi e massimizza i benefici. La versione odierna si chiama Ratio Deco UTD. E’ semplice e ben strutturata. Dispone di un insieme di regole che sono impiegabili da qualsiasi subacqueo: dal principiante, al ricreativo, dal tecnico all’utilizzatore di rebreather. Un patrimonio per l’intera comunità subacquea.
LA SCIENZA
Circa 5 anni fa, in Italia, due medici iperbarici si dimostrarono molto interessati a testare con approccio scientifico la Ratio Deco di UTD. L’idea era accertare i benefici e l’efficienza di alcuni dei concetti della Ratio Deco, come, per esempio, la curva ad S.
Il loro proposito era comparare la Ratio Deco con il modello di Bulhmann modificato, ossia includendo alcune componenti della Ratio Deco come i gas. E’ stato dimostrato come la Ratio Deco, la curva ad S e la finestra dell’ossigeno migliorano incredibilmente la decompressione. Nel loro lavoro, i medici hanno messo a confronto tre parametri: 1) l’analisi delle microparticelle nel sangue; 2) la valutazione del grado doppler delle bolle e la loro tensione superficiale; 3) le reazioni del sistema immunitario.
Le regole della Ratio Deco di UTD sono semplici e ben definite. Ad ogni modo, per comprendere la Ratio Deco come strategia, diamo uno sguardo alla sua storia. Io per primo la elaborai nel 1996 come esercizio mnemonico e nel 1997 introdussi una serie di linee guida (rules of thumb) riguardanti le soste profonde.
L’idea delle soste profonde emerse nell’ambito del WKPP. All’interno del gruppo, desideravamo un sistema semplice per includere delle soste profonde ai nostri profili bulhmaniani. Le regole che sviluppai erano ispirate alla semplicità e facilità d’utilizzo.
A quel tempo, il direttore del WKPP, George Irvine III, propose che la prima sosta profonda dovesse essere collocata all’80% delle atmosfere assolute dell’immersione. Si trattava di qualcosa di difficile da insegnare e praticare. I subacquei avrebbero dovuto effettuare questi calcoli nel corso dell’immersione. Per di più, con il sistema imperiale, per prima cosa avrebbero dovuto trasformare la profondità (espressa in piedi) in atmosfere, calcolarne l’80% e quindi convertire nuovamente il risultato in piedi. E’ evidente che si trattava di qualcosa di difficile senza calcolatrice, per di più si trattava di calcoli da fare in immersione. Ritenni che per me fosse più semplice insegnare delle linee guida che potessero essere utilizzate dai subacquei facilmente. Chiamammo queste regole “scuba math”.
Semplicemente, consideravamo il 75% della profondità se l’immersione era con decompressione ed il 50% se l’immersione non prevedeva decompressione. Il calcolo era semplice ed il risultato molto vicino alla regola dell’80%. Ad ogni modo arrotondavamo al multiplo di 3 mt meno profondo.
In seguito, intorno alla fine degli anni ’90, Erik Baker introdusse il suo software che consentiva di raffinare gli aggiustamenti di Workman attraverso la previsione dei fattori di gradiente ai profili bulhmaniani. Ciò ci permise di spostare le soste a maggiore profondità con la conseguenza che ciò determinava un ulteriore ed inutile tempo di decompressione. Un difetto fondamentale del modello bulhmaniano. Così, un giorno, decisi di effettuare un immersione utilizzando un profilo bulhamniano puro. Ciò mi diede un riferimento in relazione al tempo totale della decompressione. Di seguito, in immersioni diverse, distribuii questo tempo totale lungo le soste profonde ed intermedie, fino ad intersecarle con le soste profonde che utilizzavamo nel modello del WKPP.
A quel tempo la Ratio Deco non era un modello scientifico, ma un modo di pianificare la decompressione che si discostava dai modelli esistenti e nei quali non credevo. Nei primi anni del 2000 introdussi nella Ratio Deco ulteriori aspetti ispirati dai modelli RGBM e VPM. La mie conoscenze dei diversi modelli decompressivi e dei diversi software crebbero rapidamente. Si affermò in me il convincimento che potessi effettuare la decompressione “on the fly” senza dipendere da un computer o da un software.
Queste conoscenze, associate a migliaia di immersioni in grotta, tecniche, con l’impiego del trimix, ossigeno e così via, furono un importante campo di prova per la Ratio Deco. Tuttavia, mi resi conto di quanto fosse performante, quando iniziai ad associarla ad altre conoscenze mediche o comunque legate alle immersioni che avevo iniziato ad approfondire. Fu a quel punto che compresi di aver vinto la mia scommessa.
Per prima cosa fu indispensabile tener conto dei gas standard. Sono una componente irrinunciabile della Ratio Deco.  E’ fondamentale scegliere i gas corretti sia per la fase di fondo sia in fase decompressiva.
Un’altra tappa cruciale nello sviluppo fu quando studiai e lavorai a fianco di un anestesista che mi aiutò a comprendere l’ossigeno ed i suoi effetti sul corpo umano.
A quel punto compresi quanto fosse importante estendere la finestra dell’ossigeno, considerando che produce effetti nel sangue dopo 3-5 minuti. Ciò significa che abbiamo bisogno di fermarci più a lungo e più profondi per consentire all’ossigeno di saturare il sangue e circolare nel corpo. Ciò rende le bolle più piccole, la loro tensione superficiale più elevata, creando le condizioni ideali per sfruttare la più alta pressione parziale dell’ossigeno (1.6 ata).
Così, iniziai a sviluppare e provare i benefici della curva ad S nella Ratio Deco. La curva ad S è la forma del profilo decompressivo ed ha inizio quando assumiamo l’ossigeno alla più alta pressione parziale (1,6 ata). Arreca molti più benefici rimanere alla profondità di 21 mt per 3 o 5 minuti consentendo al sangue di saturare e circolare piuttosto che rimanere un minuto e sostarsi alle quote meno profonde come suggerito dagli altri profili. Considerate che la Ratio Deco è la prima ed ancora oggi l’unica strategia decompressiva che amplifica ed estende i tempi della finestra dell’ossigeno e riduce le soste intermedie.
Un altro aspetto è costituito dal break gas ai 9 mt, in corrispondenza dei quali sospendiamo l’uso del gas decompressivo e riprendiamo il gas di fondo. Ciò consente ai polmoni di “riposare” dopo la protratta esposizione alle elevate pressioni parziali dell’ossigeno, permettendo alle estremità di dilatarsi piuttosto che contrarsi. Peraltro, con la stessa finalità, ripetiamo i break gas anche alla quota dei 6 mt. Dopo ogni 10 minuti di esposizione all’ossigeno puro, riprendiamo il back gas per 5 minuti.
Tutto ciò, associato alle conoscenze dei diversi modelli decompressivi, alle linee guida sulle soste profonde ha condotta a dar vita a ciò che oggi chiamiamo RATIO DECO UTD
 
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